Il Carnevale è un evento molto sentito in tutta la provincia dell’oristanese. Oltre alla rinomata Sartiglia e Sa Carrela’ e Nanti, troviamo tanti altri esempi di carnevali, meno conosciuti ma degni d’essere visti. Partiamo da Bosa, con il Karresegare Osinku, che ha luogo nelle giornate di domenica, lunedì e martedì di carnevale. Coinvolge l’intero paese i cui abitanti diventano artisti di strada esibendosi in drammatizzazioni e canti satirici.
Il martedì grasso è la giornata centrale del Carnevale dedicato alla sfilata delle maschere di Gioldzi (il Re Giorgio) e le maschere di “s’attittidu” (lamento funebre). Al mattino molto presto le Attittadoras passano per le strade, vestite completamente di nero con in braccio un bambolotto chiamato Giodzi, piangendo per la sua morte. Al tramonto le Attittadoras spariscono e compaiono le maschere in bianco che danno fuoco ai fantocci di Giodzi. In questa maniera appresentano le anime del Carnevale che sta finendo.
Non solo rappresentazioni teatrali e corse equestri, ma anche tante maschere tipiche come Sos Corriolos di Neoneli, Sos Cotzulados maschere tipiche di Cuglieri (differenti dalle classiche maschere poiché sono ricoperti di conchiglie, il viso tinto color ocra e portano in fronte un corno), S’urtzu e sos Bardianos di Ula Tirso, i Mamutzones di Samugheo, Sos Corrajos di Paulilatino e Su Corongiaiu di Laconi.
Tutti ricoperti di pelli di pecora, cinghiale, capra o altri animali, con copricapi solitamente in sughero dalla quale s’innalzano corna possenti di capra, daino o cervi, e con grossi campanacci rumorosi o ossa animali appese nella schiena, i protagonisti così travestiti sfilano inscenando delle corse, danze attorno al fuoco, catture, ecc. Questi riti arcaici rappresentano prevalentemente il legame tra l’uomo e le bestie ed il ciclo della morte e rinascita.
Si tende a coinvolgere anche gli spettatori durante queste rappresentazioni e sfilate, per cui non spaventatevi se vi colorano il viso di nero o vi rincorrono ed acchiappano con delle funi o catene.